Alfonso, come hai cominciato ad interessarti della storia della senologia?

"Inizialmente perché mi ero reso conto che la storia della medicina non è solamente la storia delle idee, dei pensieri e delle tecniche, ma anche la storia dell'umanità, delle persone. Sotto questo punto di vista ero attratto dallo stesso interesse che ho per la letteratura in genere.

Successivamente mi sono accorto che solo attraverso la conoscenza dei fatti del passato si potevano costruire le basi intellettuali della 'filosofia' terapeutica ossia di quegli atteggiamenti che giustificano le scelte terapeutiche, esigenza molto sentita in campo oncologico per controbattere i facili quanto fragili pragmatismi.

Infine per curiosità e anche per divertimento. Gli antichi non declamavano solo sentenze, ma anche esprimevano sensazioni, confessavano condizionamenti, avevano spesso visioni poetiche e immaginarie di non comune fantasia".


Puoi farci qualche esempio?

"Potrei farne parecchi. Parlando della diagnosi dei tumori Galeno scrive: '...allorché, tutti i sintomi sono violenti, nessuno esiterà circa il nome ch'egli dovrà dare a questo disordine, essendo tutti d'accordo di dargli il nome di cancro. Ma è ben naturale il credere che non è da tutti il riconoscere se si tratti di cancro quando il disordine è all'inizio; come nell'agricoltura, quando un germoglio spunta appena da terra, quei soli che hanno gran pratica di questa scienza, sono in grado di dare il nome alla specie nascente'.

Riconoscere i frutti dai germogli è una figurazione molto suggestiva. Sullo stesso argomento, con il linguaggio forbito del suo tempo, così si esprime nel 1750 anche Giovanni Maria Quadrio: 'Se egli è pur vero che nel picciol punto di una velenosa cosa la morte dell'uomo possa starsene appiattita e nascosta, egli è altresì per esperienza conosciuto e verissimo, che in una ghiandetta poco o nulla considerata stassene la malattia del canchero ristretta, e coperta, fin che crescendo, fiera guerra alla sanità e alla vita ne apporta. Per entro adunque di un picciol globo, che, quando divien sensibile, non ha maggior circonferenza di quella che abbiasi il legume, che pisello viene appellato, il mortal seme della malattia si chiude'".

Quali sono i protagonisti più significativi?

"Per quanto riguarda i tumori della mammella direi le pazienti alla stessa maniera dei medici, anzi si potrebbe scrivere una storia del tumore della mammella vista dalla parte delle donne. Questo anche perché spesso i casi clinici venivano ben delineati circa l'età, l'aspetto, il temperamento delle pazienti.

Si potrebbe citare la storia di Atossa, figlia di Ciro il Grande e moglie di Dario (VI sec. a.C.), che era affetta da un voluminoso tumore della mammella che era riuscita a nascondere per molto tempo, essendosene accorta già quando questo era abbastanza piccolo. La donna fu curata e guarita dal medico greco Democede, ma soprattutto l'episodio di Atossa è sintomatico del dramma e delle incertezze delle pazienti che vivono l'esperienza delle malattie della mammella con una complessa problematica psicologica.

C'è poi la storia di Fanny Barney, la novellista inglese autrice di Evelina, che fu sottoposta a mastectomia nel 1818 dal famoso chirurgo napoleonico Larrey. L'intervento avvenne a casa della paziente, senza anestesia e con vicissitudini di vario genere. La Barney ne parla con spirito garbato alcuni mesi dopo in una lettera alla sorella, descrivendo con profonda introspezione gli aspetti psicologici relativi alla comunicazione della diagnosi, all'ansietà per la mutilazione, all'attesa prima dell'intervento, alla diagnosi di una speranza più favorevole, al difficile periodo post-operatorio.

Dello stesso periodo la storia di Ailie, una donna molto dignitosa che accettò di farsi operare da sveglia. Rab, il suol cane fedele, la seguì in ospedale e fu ammesso nell'aula operatoria. Dopo l'intervento scese dal tavolo operatorio, fece con grazia e dignità una riverenza al chirurgo chiedendogli scusa di essere stata malata, e si allontanò appoggiata al marito e seguita dal suo cane che aveva assistito con molta apprensione al suo intervento.

Oltre a molte altre protagoniste, ci sono infine i personaggi storici e della cronaca che, un po' come la contemporanea Betty Ford, avevano suscitato a loro tempo interesse e curiosità. Margherita Luti, la modella preferita di Raffaello che nel quadro La fornarina cerca di coprire con la mano e con un velo la mammella sinistra affetta da tumore. La regina di Francia Anna d'Austria, che ebbe una lunga agonia per un tumore avanzato trattato con impiastri di cicuta ed altri stravaganti presidi dell'epoca. Paolina Bonaparte, morta per un tumore della mammella, come d'altra parte di tumore erano morti due suoi fratelli. E così via".