Articolo tratto da Psychologies - Luglio/Agosto 2005 - di Cristina Tirinzoni

LUNGO LE PISTE CHE PORTANO AL SE'




Da un certo punto in avanti non c’è più modo di tornare indietro. È quello il punto da raggiungere. uno spazio senza limiti, senza confini. Una immensità immobile. Chilometri di sabbia, tra cordoni di dune rosse alte anche 350 metri, figlie del vento che modella in un caos di assoluta perfezione geometrica. E proprio in questa immensità deserta, arida provo una grande sensazione di pienezza. Attraversarla è come confrontarmi con la parte di me inaridita. Esorcizzarla. Per rigenerarmi". Così parla della sua irresistibile attrazione per il deserto Salvo Catania. Così, due volte l'anno, parte. Percorre di seguito, a piedi, in solitaria, centinaia di chilometri nel deserto, come gli antichi esploratori."Per essere più leggero, più svuotato. Per tenere sotto controllo lo stress. Per esorcizzare, proprio in questo spazio sterile e vuoto in cui mi sento lontano da tutto,separato da ciò che sono, da quel sottile, insidioso killer dell’anima che è l’inaridimento emotivo che spesso è in agguato nel nostro mestiere” Salvo Catania, 58 anni, è chirurgo oncologo che opera a Milano. Esegue 300 interventi l'anno. Lavora dieci ore al giorno. Quotidianamente incontra donne che fanno i conti con il cancro al seno. Impaurite,ma anche piene di vita, di desideri, progetti. ” Bisogna essere positivi per dare positività. Ma la tempo stesso avere la forza di affrontare il senso di impotenza di fronte alla malattia incurabile. Ed essere disponibili un istante dopo a riprendere il proprio posto accanto ad altri pazienti con l'impegno e l'entusiasmo di prima". Questo faccia a faccia quotidiano con il dolore e con la sofferenza, questa lotta continua tra frustrazione ed entusiasmo, richiede un controllo emotivo sempre al limite della rottura. "La rottura, se non si corre ai ripari", osserva Catania, "è l'inaridimento emotivo. La cosiddetta 'sindrome del burn-out', paragonabile a un virus dell' anima, sottile e penetrante, che la svuota, la inaridisce. Il termine 'bruciato' si riferisce infatti proprio allo stato d' animo di chi ha dato tutto e che di colpo si sente demotivato, svuotato" .

Sfidare la memoria

Appassionato della corsa ("La pratica dello sport nella mia vita non è mai stata fine a se stessa, ma ha assunto il ruolo di controllo dello stress"), Catania nel 1999 partecipa alla Marathon des sables nel deserto sahariano del Marocco. Non importa la fatica, l’escursione termica, le piaghe ai piedi. Quello che scopre sui sentieri di sabbia è una gioia quieta dell'anima tale che decide di ritornarci. Lasciandosi sensualmente assorbire dal deserto. L’Akakus, nel sud della Libia e poi il Wadi Rum, in Giordania, il deserto rosso di Lawrence d' Arabia. In febbraio è stata la volta del Nabib."È un momento di felicità, sì. C'è qualcosa nel deserto che ti sfila la memoria. Non mi chiedo il perchè. So che per me è l'unico posto in cui riesco a far sospendere il pensiero. Restano solo il battito del cuore e il respiro a tenermi compagnia. Il deserto leviga l’' anima. Che cosa dire di più?".

Affrontare le paure

Sorride spesso quando ci racconta i suoi stupori, le scoperte, le sue emozioni. Senza retorica. Senza iperboli ridondanti. Semplicemente autentico e modesto. Lo ascoltiamo, e assaporiamo con lui i tramonti di sole sontuosi, il sollievo di scorgere un filo d'acqua, la felicità delle innumerevoli veglie all' aria aperta sotto il chiarore lunare e di tutti quei felici risvegli nel vedersi circondati di dune o picchi già illuminati dal sole. E ancora, e ancora. Ascoltiamo. Sorpresi. "Quello che faccio è alla portata di tutti. Una media di trenta chilometri al giorno, se dotati di buona salute e una solida motivazione, si può fare. Più consumi energie, più ne hai, succede così anche nella vita". Senza dubbio. Quello che non è sicuramente alla nostra portata è affrontare ogni mattino l'ignoto, sopportare la solitudine, confrontarsi con le paure. Lui ride."Nel deserto si scopre che buona parte delle paure sono una zavorra. Nel senso che scopri di avere in te le forze per affrontarle". Lei non si sente fiero del suo coraggio? Lui sorride. "Ogni giorno incontro persone che vivono con positività, coraggio ed equilibrio nonostante le difficoltà, il dolore, la malattia. Sono i miei pazienti eccezionali". Ed è a questi pazienti speciali che torna ogni volta dal suo deserto. Con parole colme di empatia, guardandoli negli occhi. Persone normali che nell'impatto con la malattia cominciano a puntare sulle cose che contano davvero. "Anche il deserto ci costringe alla essenzialità, ad alleggerirci del peso di parole e gesti inutili, aridi, di lusinghe effimere". In autunno Salvo Catania affronterà il deserto del Tenere. Con uno zaino di 10 chili sulle spalle. Che, dice, contiene tutto quello che gli serve, nella vita.

di Cristina Tirinzoni