OSSERVATORIO SULLE TERAPIE NON CONVENZIONALI IN ONCOLOGIA

di Salvo Catania


Sono veramente tanti i pazienti oncologici che si rivolgono alle terapie non convenzionali, in genere per diffidenza verso i farmaci tradizionali ,ma soprattutto verso i relativi effetti collaterali.
In Italia il sondaggio Format-Salute ha rilevato che su 1000 intervistati il 70 % del campione era in cura con la medicina ufficiale e l'8% solo con le medicine non convenzionali, mentre il 22 % ha fatto ricorso ad entrambe le medicine.
Tra le terapie non convenzionali negli ultimi tre anni il 75% ha fatto ricorso alla omeopatia, il 13 % alla fitoterapia, il 9 % alla agopuntura e il rimanente 3 % ha fatto ricorso ad "altre "terapie non convenzionali.
Uno studio americano ha accertato che su 8000 ammalati di cancro il 7 % ricorreva alla naturopatia, all'agopuntura ed ai massaggi e l'11 % alla chiropratica. Tuttavia non si trattava di unica terapia contro il cancro ,ma piuttosto di una integrazione alle terapie convenzionali.
Alla conferenza annuale del 2005 European Breast Cancer , si è visto che sono soprattutto le donne che usano terapie complementari ,come integratori vitaminici o preparati a base di sostanze vegetali, ma sono poche quelle che ne conoscono i rischi,perché diffusa è la convinzione che "naturale =innocuo".
L'esempio più noto è quello dell'iperico, usato per la depressione e che interferisce con una vasta gamma di farmaci ,in modo particolare con farmaci antitumorali riducendone l'efficacia.
Sono stati riscontrati rischi anche con la terapia con il vischio ,che dovrebbe stimolare il sistema immunitario, con la cartilagine di squalo, che dovrebbe bloccare il flusso sanguigno verso la massa tumorale e con il laetrile un composto estratto dal nocciolo di albicocca. Tra l'altro in un recente articolo su Cancer Research ricercatori della J.Hopkins University hanno negato le proprietà antitumorali attribuite alla cartilagine di squalo e nello stesso tempo hanno sfatato la leggenda che gli squali non si ammalano mai di forme neoplastiche maligne.
Il fatto che le terapie non convenzionali siano molto diffuse e praticate non è sufficiente a dire che siano valide. Cartomanzia e astrologia esistono da sempre e moltissime persone si affidano a chi le pratica anche se i prescrittori sono inesperti o poco affidabili.Il recente processo a carico di Anna Marchi è un esempio di quel fenomeno sommerso legato alla credulità popolare cui non corrisponde un corrispettivo controllabile di affidabilità e competenza.
La verifica di molte terapie non convenzionali si basa il più delle volte solo sulla percezione soggettiva del paziente "riferita" al curante e quindi non misurabile in termini numerici esatti.
La percezione sensitiva è strettamente correlata alla consapevolezza del paziente che è in atto una terapia su di lui.Infatti sono state fatte delle verifiche su alcune terapie in assenza di questa consapevolezza (esempio senza avvertire il paziente che una terapia è in atto ) e si è visto che l'efficacia della terapia è nulla Ciò vuol dire che la terapia funziona, ma funziona solo entro i limiti dell'effetto placebo.Ma si può parlare di effetto placebo quando le terapie non convenzionali vengono utilizzate sugli animali o su bambini molto piccoli ? E d'altra parte perché escludere che bambini e animali possiedano già la capacità di avere una consapevolezza che "è in atto una terapia "? Tanto più che le terapie non convenzionali sono più efficaci negli animali da compagnia dove il rapporto con il padrone implica vari aspetti tra cui quelli psicologici in primo luogo.
Ricordiamo che quando viene realizzato un nuovo farmaco ,viene paragonato il suo effetto a quello di un placebo.Di solito nelle sperimentazioni si usano amido o zucchero ,che simulano l'effetto di un farmaco ,ma senza principi attivi. E' corretto discutere acriticamente ,o considerarla non convenzionale, la fitoterapia se si considera che il 50% dei farmaci in commercio sono composti da molecole di derivazione vegetale diretta sintetica o semisintetic ?.
Nella mia esperienza professionale ho personalmente verificato l'azione ipertensiva o "normotensiva" dei prodotti a base di olivo o di aglio e biancospino.
Ciò non desta alcuna sorpresa perché anche la medicina convenzionale non ignora affatto le piante medicinali. Molti chemioterapici derivano dalle piante; l'acido salicilico , capostipite dell'aspirina e quindi di tutti gli antinfiammatori non steroidei , deriva dalla corteccia del salice.
La digitale ,uno dei farmaci di prima scelta nell'insufficienza cardiaca e nelle tachicardie ,deriva da una pianta. Tra i farmaci antitumorali numerosi sono gli esempi e tra i più recenti i " tassani" derivati del Taxus bacata. I pregiudizi sulla fitoterapia derivano dalla enorme diffusione dei prodotti e dallo scarso o inesistente controllo esercitato su di essi.
Il Camedrio ,ad esempio, di cui è accertata la tossicità diretta sul fegato, è stato bandito dal Ministero della Salute con decreto del 1996. Eppure in ben 45 web italiani si esaltano e descrivono le proprietà salutari e addirittura curative di questa pianta. E non si tratta solo di siti commerciali che ovviamente "devono vendere".C'è addirittura un sito di educazione sanitaria e uno di un medico che ne esalta le proprietà dimagranti.Quello che lascia ancora più allibiti sono le indicazioni più comuni : depurativo del fegato, indicato nella insufficienza epatica, nelle malattie del fegato e colecisti ! Esistono siti che riportano informazioni corrette,ma sono in minoranza !
(Per maggiori informazioni sui fitofarmaci può essere opportuno consultare il sito dell'ANMFIT ( www.thinkfree.it).
Il camedrio ,secondo una indagine dell'Associazione dei M.F.,è conosciuto come epatotossico SOLO dal 2% delle farmacie ed erboristerie mentre nelle restanti (98 %) il camedrio è possibile acquistarlo senza alcuna ricetta medica.Questi dati confermano:
1) lo scarso controllo e la scarsa conoscenza dei rischi di tossicità dei cosiddetti "prodotti naturali "
2) la libera vendita dei prodotti naturali nonostante decreti ministeriali avversi ed ampia letteratura avversa.
Tra l'altro la pianta è reperibile anche attraverso internet con l'indicazione tuttora di dimagrante ed epatoprotettore.


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Siamo tutti combattuti in questi giorni sulla valutazione intorno alle pratiche mediche non comprese nel paradigma biomedico perché pochi giorni fa il 27 agosto molti organi di stampa hanno ripreso la notizia, diffusa da Lancet, che aveva pubblicato un articolo che accusava l'omeopatia di avere solo un effetto placebo.
M.Egger e i suoi collaboratori dell'Università di Berna hanno preso in esame 110 lavori in cui si confrontano omeopatia e placebo e li hanno paragonati a 110 lavori in cui si compara medicina convenzionale e placebo.
Cosa hanno scoperto ? Che negli studi su piccoli numeri di pazienti e /o fatti male l'effetto della cura è sempre superiore a quello del placebo. Ma se si limita l'analisi a studi con numeri di pazienti abbastanza grandi e fatti bene, non c'è evidenza che l'omeopatia sia meglio del placebo.
Pronta è stata la reazione sui Forum di molti medici omeopati che praticano questa terapia e che hanno risposto all'accusa, che non ci sono prove scientifiche a favore della omeopatia, citando un libro ("Omeopatia,gli studi Scientifici che ne provano l'efficacia) e studi su riviste importanti come British Medical Journal e Lancet.
In una nota del Coordinamento per le medicine non Convenzionali in Italia si fa presente che nel 1997 K.Linde sulla stessa rivista Lancet aveva pubblicato uno studio (Are the clinical effects of homoepathy all placebo effects? A meta-analysis of randomized ,controlled trials) ,che era arrivato alla conclusione opposta e cioè che l'omeopatia ha una efficacia superiore a quella del placebo.
Immediata è stata la reazione di molti medici "convenzionali" che negano, in base alla loro esperienza, casi di risposte in seguito ad assunzione di prodotti omeopatici e,secondo i quali , le uniche esperienze riconosciute siano in realtà quelle tramandate con il "sentito dire".
A mio avviso entrambe le posizioni sono da considerare estreme .
Lancet in fondo riconosce gli effetti della terapia omeopatica: l'effetto placebo. In altre parole vuol dire che la terapia scelta con fiducia dal paziente funziona entro i limiti dell'effetto placebo, ma funziona, anche se i prodotti omeopatici contengono un principio attivo "inesistente" perché drasticamente diluito.
Non capisco perché criminalizzare l'effetto placebo.Se il cervello è in grado di produrre sostanze che ci aiutano a guarire ("autoguarigione") perché non utilizzarle ad esempio nel potenziamento delle difese immunitarie?
Alla medicina "convenzionale" va riconosciuto il tentativo di migliorare le prestazioni producendo studi con rigoroso (non sempre !) metodo scientifico ; questo frequentemente non lo fa la medicina "non convenzionale" o perlomeno non lo fa con metodi condivisibili,privandosi della possibilità di produrre risultati su cui discutere.
A quest'ultima tuttavia va riconosciuta una maggiore attenzione all'ammalato e soprattutto una maggiore capacità di ascolto cui sono dovuti buona parte degli effetti placebo .Non so dire se l'omeopatia sia efficace o se curi ,se non entro i limiti dell'effetto placebo. Sicuramente non va prescritta come cura prevalente soprattutto in Oncologia dove potrebbe provocare ritardi dannosi,ma senza dubbio noi dovremmo imparare,rivoluzionando l'approccio al paziente, da quelli che la praticano che dedicano tempo agli ammalati e li sanno ascoltare più di quanto non sappiamo fare noi.
Mi ha molto "impressionato" l'esperienza di Alberto L'affranchi (laffranchi@istitutotumori.it), che stimo molto per la indiscutibile serietà professionale e rigore scientifico che esprime ogni giorno come specialista in radiodiagnostica e radioterapia presso l'Istituto dei Tumori di Milano.
Alberto Laffranchi ha cominciato a trattare dal 1992 ,con efficacia, pazienti affetti da osteoradionecrosi della mandibola con i campi elettromagnetici (magnetoterapia), non responsivi alla terapia convenzionale (ossigenoterapia in camera iperbarica ). Forse perché incoraggiato da questa esperienza ,negli anni successivi, Laffranchi ha aggiunto alle terapie tradizionali prodotti omeopatici nella cura delle radiodermiti acute e croniche e nella prevenzione delle lesioni da raggi (cute,cavo orale,vescica,intestino). Mentre inizialmente sono stati usati farmaci in associazione,negli ultimi anni sono stati utilizzati,con pari efficacia documentabile da un archivio fotografico, sempre più farmaci omeopatici che attualmente costituiscono la modalità di cura prevalente.
Laffranchi ha individuato nella medicina moderna una importante lacuna :quella di privilegiare gli aspetti biochimici rispetto a quelli biofisici dell'azione farmacologia.
Per fare chiarezza su questi e sono tanti temi che riguardano le terapie non convenzionali in Oncologia daremo voce ai medici che hanno esperienza all'interno della loro istituzione di terapie non convenzionali in oncologia a partire dal dr. LAFFRANCHI e dal prof . PALMIERI che ha proposto un OSSERVATORIO SULLE TERAPIE NON CONVENZIONALI in oncologia.