Prima della malattia

di Franco Berrino

Epidemiologo. Direttore dell’Unità di Epidemiologia dell’Istituto Tumori
di Milano.Coordina la ricerca sulla sopravvivenza dei malati di tumore in Europa.
Promotore del progetto DIANA per la prevenzione alimentare del carcinoma mammario.
Membro del Comitato Scientifico di Attivecomeprima.

La nostra amata civiltà occidentale, la civiltà oggi dominata dal progresso della tecnica e dai consumi, e afflitta dal paradosso di una crisi economica accompagnata non dalla fame, come in altri tempi, o almeno non ancora, bensì dalle malattie di chi mangia troppo, non sa capacitarsi di non aver ancora debellato il grande nemico. Ogni settimana sulle pagine della scienza dei giornali viene annunciata qualche grande novità, qualche gran de passo avanti della conoscenza qualche nuova terapia o qualche nuova pillola per la prevenzione del cancro. Il mercato ha le sue leggi, non può attendere che ci sia effettivamente qualcosa di utile da vendere. Intanto bisogna vendere, almeno notizie che facciano sensazione. Se ancora non possiamo vincere il cancro, vediamo almeno di guadagnarci qualcosa.
Dei tumori che caratterizzano la modernità occidentale, che accompagnano come una nemesi la civiltà del benessere, i più frequenti sono il cancro del polmone nell' uomo e il cancro della mammella nella donna. Del primo sappiamo molto, sappiamo perche viene e come si potrebbe fare per prevenirlo; sappiamo che l' epidemia è cominciata anche nelle donne e sta per scoppiare drammaticamente anche nei paesi del terzo mondo, dove questo tumore è ancora molto raro; non sappiamo solo curarlo. Del secondo sappiamo molto meno, sappiamo riconoscerlo, classificarlo, perfino curarlo in molti casi - anche se non sappiamo perche in certi casi non riusciamo - ma non conosciamo cosa ci fa ammalare e quindi che fare per prevenirlo. Il cancro della mammella è la malattia simbolo della donna moderna! Nei paesi ricchi, nelle generazioni che oggi hanno mezza età, una donna su dieci è destinata ad ammalarsi. Due donne su cento si ammalano già entro i 50 anni e altre 5 si ammalano entro i 70. Non è sempre stato così: delle donne che nascevano all'inizio del secolo solo due o tre si sarebbero ammalate (anche se la vita media fosse stata pari a quella di oggi). Nei paesi poveri la probabilità di ammalarsi è molto bassa ancora oggi: se la gente vivesse a lungo come da noi (ma senza acquistare il nostro rischio) sarebbe poco più dell'un percento. Anche in Italia ci si ammala di più nel "ricco" Nord che nel "povero" Sud; almeno ciò succedeva fino a qualche tempo fà, mentre oggi le differenze tendono a scomparire e le donne giovani sono colpite alI' incirca nello stesso modo in tutto il Paese, perche nel Sud l' incidenza della malattia negli ultimi anni è aumentata più rapidamente che al Nord. In molti paesi ricchi, anzi, sembra che nelle giovani generazioni il cancro della mammella non aumenti più, come se avesse raggiunto un massimo. In alcuni paesi addirittura sembra che le generazioni più giovani si ammalino un po' meno; in Italia ad esempio le donne nate dopo l'ultima guerra si ammalano un po' meno delle loro sorelle maggiori, senza che ancora riusciamo a capire perche, così come non abbiamo ancora capito perche ci sia stato quel terribile aumento di incidenza neUe generazioni precedenti. Nell' anno in cui viene scritto questo libro in totale in Italia si ammaleranno oltre trentacinquemila donne. Dieci o dodicimila ne moriranno. Oggi sono oltre trecentomila le donne italiane che vivono avendo superato l'esperienza del cancro al seno, o stanno lottando per superarla. Nei paesi economica mente sviluppati sono più di cinque milioni. E attorno a loro un esercito di medici, terapisti, psicologi, riabilitatori, farmacisti, ricercatori, mercanti, qualche imbroglione. E i costi? Non sono mai stati valutati seriamente ma probabilmente in Italia

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